Questo è il passito

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Scoprire le potenzialita' del Moscato di Scanzo iniziando dalle peculiarita' della sua terra di origine.       

 

  L' Ais di Bergamo ha proposto un ' interessante degustazione di sei bottiglie differenti di Moscato di Scanzo accompagnata da un percorso alla scoperta della storia di questo vino particolarmente affascinante , una storia abbastanza recente ma  incuriosita da diversi aneddoti ,dalle peculiarita' del territorio e ,infine ,dalla passione tenace dei coltivatori e dei produttori .Questa degustazione ragionata e' stata piacevolmente coordinata dai racconti profondi e dalla coinvolgente competenza  dei due relatori e della delegata Ais di  Bergamo , la Sommelier Roberta Agnelli : con sinuosita' ci hanno trasportato  in un iter costruito ad hoc per valorizzare l' eleganza di un vino che e' quasi un "peccato "relegare solo a fine pasto o come semplice accompagnamento ai dolci .

Una riscoperta del Moscato di Scanzo ?Si' ,possiamo parlare di un' autentica rivalutazione .Anche negli abbinamenti culinari il Moscato e' riuscito a sorprenderci :accanto agli accostamenti piu' classici ,come un biscotto burroso e un bacio di dama (in questo caso pero' vegano  )o il tipico formaggio Strachitunt o la golosa fiamma al cioccolato (anche se dicono che il cioccolato che si accosti meglio sia il Cremino in realta' ) abbiamo tentato la via di un maiale  con una cottura lunga  servita con le prugne con piacevoli riscontri .Gli abbinamenti sono molto importanti ,permettono di valorizzare il lavoro di chi "ha fatto il vino ".

E possiamo  affermare che ,essendo un vino blandamente dolce,  si puo' abbinare ad un dolce blandamente dolce .E l' enologo Roberto Ravelli ci ha suggerito l' abbinamento perfetto di Strachitunt ,Moscato di Scanzo e una punta di miele di castagno :venti secondi di pura follia a suo dire .Oltre alle possibili sperimentazioni  l' interessante momento di formazione e' stato costruito sulla parola "Identificazione ".Identificazione soprattutto territoriale ,parlando della zona di Bergamo che ha una sua struttura geografica particolare e diversificata passando dolcemente  dalla pianura alla collina .  Poi identificazione rispetto al vitigno per conoscere piu' da vicino le caratterstiche di questo vitigno autoctono E infine Identificazione rispetto al processo di invecchiamento.

Particolarmente coinvolgente anche l' excursus storico proposto da Ravelli per farci addentrare curiosamente nella realta' e nel mito di un vino con la D.O.C.G piu' piccola d' Italia .Siamo partiti dalla radice storica del vitigno del Moscato di Scanzo e dalla sua valenza popolare fin dai tempi in cui era considerato merce di scambio ,di razzia o di discussione enologica .Abbiamo parlato della crisi della viticoltura negli anni cinquanta e sessanta e della  sua successiva rinascita negli anni ottanta con il recupero delle caratteristiche del vitigno e delle tradizionali tecniche di vinificazione e in una loro costante evoluzione che poi si riscontra anche nella coltivazione ,nelle forme di allevamento ,nella vendemmia e nella tecniche stesse  di cernita , vinificazione e appassimento, la fase piu' delicata per il risultato finale.In questa rinata realta' odierna la sfida ora e' quella di andare al di la' dell' ambito locale ,permettere quindi a questo vino interessante di oltrepassare i confini regionali con tutto il rispetto che compete ad un prodotto di eccellente qualita' .

Negli anni la produzione e' aumentata grazie alla passione e alla scienza enologica dei produttori che ci hanno messo testa e cuore .Tre le parole chiave che ruotano intorno alla tipica bottiglia Bordolese Futura :passione ,conoscenza e voglia di "fare " ancora un vino cosi' particolare .Nei bicchieri ,agli assaggi ,scopriamo davvero l' eleganza del prodotto .La sua identita' e' di essere un vino da meditazione ,molto intrigante .La sua forza e' la sensazione di grande freschezza che sa regalare nonostante i suoi 90 grammi di zucchero e la sua notevole acidita' .Ci lasciamo quindi con il suo colore rosso stupendo, bello ,intenso  che ci resta inevitabilmente negli occhi e ,all' olfatto , con piacevolissime sensazioni legate all' uva.Questi sentori primari fanno veramente voglia di "metterci dentro il naso " ,di ritornare ,in fondo ,alle sue origini ...ad un Terroir che magicamente richiama il colore della luna ("Sass De Luna" del Monte Tre Croci ). E cosi' assaggiamo il grappolo d' uva ,piuttosto spargolo,  non compatto, con una buccia molto delicata .L' uva ha un' acidita' pazzesca e ,paradossalmente ,e' difficile da mettere in appassimento ma la sfida dei produttori qui a Scanzo e' stata vinta alla grande .Non ci resta che assaggiarlo o ,meglio , imparare a degustarlo e ad apprezzarlo meditando .


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